L'arrampicata per me è sempre stata un gioco e mai un dovere... chi prende l'arrampicata troppo sul serio non ha capito Paperino neanche da bambino!

La copertina di Topolino nel 1988 è il punto massimo raggiunto nella mia "carriera" come arrampicatore. Purtroppo devo constatare che nessuna rivista dell'ambiente alpinistico è così divertente da leggere o raggiunge una simile cultura di pensieri. Per me la figura più affascinante di Disney è sempre stato Paperino, e non il suo zio ricco o quei ragazzini sapienti, Qui, Quo e Qua. Paperino è un personaggio tipo l'arrampicatore degli anni Ottanta. Mentalmente libero vuole essere lasciato in pace per fare quello che gli piace al momento, si gode una vita spontanea e non si rende mai schiavo di nessuno. Roberto Bassi ed io godevamo i classici di Topolino, io perché era un modo divertente per imparare l'italiano, Roberto perché lui in quel periodo aveva una filosofia di vita molto simile. Così, arrampicare insieme a Paperino sulla copertina per me è stato un grande onore!

Purtroppo quel 1988 è anche stato l'anno in cui mi sono rotto la capsula di un dito medio. Ero nella forma migliore della mia vita. Quel giorno avevo fatto tre volte di seguito "Kendo" rotpunkt ed ero volato tre volte sull'ultimo movimento di "Kendoplus" (una variante d'uscita più dura). In seguito avevo fatto un tentativo rotpunkt su "Alice" (vent'anni dopo fatta da Mario Prinoth), rompendomi il dito dopo l'ottavo chiodo, tirando una piccola tacchetta come intermedio... Dopo non sono mai più arrivato a una forma simile. Non ero più un ragazzino, anche se leggevo Topolino, avevo quasi 33 anni e per spingere i limiti nell'arrampicata sportiva sarebbe stato giusto averne 15 in meno...

La fine della storia: il fatto che oggi la mia arrampicata non significhi più niente per nessuno non ha tolto nulla al mio entusiasmo. La foto è del 1985, durante la rotpunkt del tetto "Baur" nel Hoggar, Algeria.

 

l'arrampicata... un gioco

back to top