Evoluzione perduta...

 

La riscoperta del Sasso della Croce negli anni settanta

N egli anni settanta le pareti del Sasso della Croce trascorrevano una vita tranquilla. Solo pochi privilegiati conoscevano la bellezza del Diedro Mayerl o del Gran Muro. Del Pilastro di Mezzo non si conosceva niente di concreto, e solo grovigli di vecchi cordini di ritirata testimoniavano falliti tentativi di ripetizione.
In quei tempi non sarebbe venuto in mente a nessuno di calarsi dall’alto e scoprire il segreto per così dire passando attraverso la porta di servizio. Nessuno avrebbe osato portarsi dietro chiodi a pressione, per annullare il fattore rischio, là dove mancava il coraggio.

Il Pilastro di Mezzo è rimasto fino ad oggi un importante simbolo dell’arrampicata libera in montagna. Non c’è quasi nessun’altra via che dimostri così chiaramente la differenza che può fare la rinuncia ai chiodi a pressione in montagna. Oggigiorno si addomesticherebbe il passaggio chiave con un chiodo a pressione, piantato comodamente stando in piedi sulla cengia. Il risultato sarebbe un’insignificante arrampicata “Plaisir” e nessuno parlerebbe o sognerebbe del Pilastro di Mezzo.

Quando ero un giovane arrampicatore in montagna seguivo le tracce dei miei predecessori, cercando di mettermi nella loro situazione, cercando di comprendere la loro prospettiva. Basandomi su questo avevo sviluppato i miei pensieri e le mie idee. Se si considera l’evoluzione storica, si osserva un continuo aumento dei mezzi e del materiale impiegato, con livelli assurdi raggiunti negli anni cinquanta. Il movimento naturale sulla roccia era degenerato in un lavoro da cantiere edile! Negli anni sessanta però era emersa una contro-cultura e l’arrampicata libera era stata riscoperta.

 

 

 

Certi giovani arrampicatori d’oggi fanno dichiarazioni pubbliche che "devono" andare in Patagonia o in Himalaya, perché qui nelle Alpi è stato già fatto tutto. Se ci fosse stata più consapevolezza per lo stile, invece di una conquista sfrenata, allora esisterebbero sufficienti obiettivi interessanti e le Dolomiti conserverebbero ancora segreti per le generazioni future.

Mi piace sempre dire che ogni montagna è grande come la facciamo noi.

 

Sogni... o progresso?

 

La campagna di Reinhold Messner contro l’uso dei chiodi a pressione, come anche il suo rifiuto delle bombole d’ossigeno durante ascensioni in alta quota, sembravano indicare con certezza la direzione per il futuro. Limitare volontariamente i mezzi artificiali era una chiara dichiarazione di guerra contro l’alpinismo di conquista a tutti i costi. Si sarebbe pensato che nessuno, che usasse anche solo un pochino il cervello, avrebbe potuto ignorare questo risveglio spirituale.

Invece sorprendentemente i conquistatori irriducibili e i loro seguaci sopravvissero all’intrepido assalto contro i concetti consolidati e adesso possono gioire per il ritorno della nuova generazione alla totale mancanza d’etica! Alpinisti e arrampicatori “avanzarono” al ruolo di meschini servitori del sistema corrente. Oggigiorno è di moda essere un seguace, mentre avere idee proprie ed alternative è una rarità. Più uno si alza nella considerazione del pubblico, e più stretto diventa il suo orizzonte.

Il Sasso della Croce oggi: la parete misteriosa ha perso il suo mistero. Vie una volta temute sono ora considerate passeggiate pomeridiane. Non dovremmo dimenticare che Livanos e Messner durante le loro prime ascensioni avevano ancora bivaccato. Da allora le dimensioni della parete sono cambiate, a causa dei chiodi in posto, chiare informazioni e schizzi, miglior equipaggiamento e l'evoluzione del free climbing in generale. Minore incertezza e uno stile di arrampicata piu' veloce non riduce soltanto le dimensioni della parete ma anche l'avventura. Sono state tracciate altre vie nuove, ma nessuna era fuori dagli schemi come il Pilastro di mezzo.

 

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